Islamizzazione dell'Albania

L'islamizzazione dell'Albania avvenne in seguito alla conquista ottomana della regione avviata nel 1385.[1] L'amministrazione ottomana favorì la diffusione dell'islam in Albania attraverso le varie politiche e incentivi fiscali, le reti commerciali e i legami religiosi transnazionali. Nei primi secoli di dominio ottomano, la diffusione dell'islam in Albania fu lenta e si intensificò principalmente durante il XVII e il XVIII secolo a causa, in parte, della maggiore integrazione sociale e militare ottomana, ai fattori geopolitici e al crollo delle strutture ecclesiastiche. Importante contributo lo dettero le confraternite islamiche attive nel territorio.

Fu uno degli sviluppi più significativi nella storia albanese poiché gli albanesi in Albania passarono dall'essere una popolazione in gran parte cristiana (cattolica e ortodossa) a una popolazione principalmente musulmana sunnita, pur mantenendo significative minoranze cristiane etniche albanesi in alcune regioni. La situazione risultante fu che l'islam sunnita divenne la più grande fede nell'area etnolinguistica albanese. Tuttavia anche altre fedi rimasero presenti in un mosaico regionale che giocò una grande influenza nel plasmare lo sviluppo politico dell'Albania nel tardo periodo ottomano. Oltre ai cambiamenti religiosi, la conversione all'islam portò anche ad altre trasformazioni sociali e culturali che plasmarono e influenzarono gli albanesi e la cultura albanese.

  1. ^ Ramet, 1998, p. 209.

    «Gli ottomani invasero per la prima volta l'Albania nel 1385. Una seconda forza ottomana fu inviata in Albania nel 1394-96, occupando il paese. Data sia la disposizione ottomana a tollerare la diversità religiosa tra sudditi fedeli sia le tradizioni generalmente bellicose degli albanesi, le autorità ottomane adottarono una politica conciliante nei confronti dei cristiani albanesi nei primi decenni di occupazione. Tuttavia, sebbene la conversione all'Islam non fosse richiesta, un signore cristiano albanese poteva contare sull'ottenere il favore se si fosse convertito. Se gli ottomani non credevano che le ragioni religiose potessero costringere un cristiano a convertirsi all'Islam, sembravano comunque sospettosi quando un musulmano si convertiva (o si riconvertiva) al cristianesimo. Ciò accadde nel 1443 quando Giorgio castriota (chiamato Scanderbeg), che era stato allevato come musulmano nel palazzo del sultano, abbandonò la fede islamica e tornò pubblicamente al credo dei suoi antenati. Ma questa conversione non fu solo un gesto pubblico di sfida. Fu il primo atto di un dramma rivoluzionario. Perché, dopo aver cambiato la sua fedeltà religiosa, Scanderbeg chiese che i coloni musulmani e i convertiti abbracciassero allo stesso modo il cristianesimo, pena la morte, dichiarando una sorta di guerra santa contro il sultano/califfo.»


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